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"È questa consapevolezza, postuma, di aver poco dato e troppo ricevuto amore, che muove l'ansia del poeta, agita l'agonia della coscienza, e motiva il pellegrinaggio attraverso le stazioni dolenti della poesia." (dalla prefazione di Alfonso Cardamone). Nel 1955, quando Corrado Govoni gli scrisse di suo pugno una lunga lettera-prefazione per il poemetto "Ivana", Tommaso Lisi aveva vent'anni. Tre anni dopo, un intervento su Pasolini di cui avrebbe tenuto conto Asor Rosa nella sua "Letteratura Italiana". I successivi lavori di Lisi, in versi e in prosa, sono tutti spuntati da quei due precoci inizi.